CAPPELLA DÈ PICENARDI ED IL SUO TERRITORIO:
LE ORIGINI E LA STORIA
di Rosaria Salvo
Per raccontare le origini di Cappella, forse si dovrebbe cominciare col dire: “C’era una volta …”, talmente armonioso e poetico si presenta questo piccolo borgo padano agli occhi di chi lo vede per la prima volta. In questa sede, però, preferiamo lasciare da parte le favole, per condurre il lettore attraverso una passeggiata nella Storia, delineando un semplice quadro d’insieme delle vicende che interessarono, nei secoli passati, sia il nostro Paese che il territorio circostante. Corre l’anno 1894, quando Cappella nasce come Comune, radunando attorno a sé gli agglomerati vicini di Vighizzolo, Cansero e Isolello: ognuno dotato di una chiesa e di un cimitero. L’origine di questi nomi è particolarmente suggestiva ma, soprattutto, indicativa della situazione territoriale del tempo.
Vighizzolo viene dal latino “vicus solus”, che sta ad indicare “cascina isolata”; Cansero da “campus Serius”, ovvero area attraversata dalla Ciria o Siria o Seriola; infine, Isolello o Lisolello evidenzia la radice di “insula”, cioè “isola”, terra bagnata da più parti dall’acqua(1). L’acqua risulta, dunque, essere l’elemento costante del territorio, che dà ricchezza ma con il quale bisogna, comunque, sempre fare i conti.
Rientriamo, ora, nella nostra Storia: siamo nel 222 a.C., diviene colonia di diritto latino e gli eserciti romani, nella loro inarrestabile conquista della penisola italica, occupano Cremona, antica città dei Galli Cenomani che, nel 218 a.C. diviene colonia di diritto latino.
È l’avvio della grande opera di romanizzazione dell’intera regione traspadana che determina, in maniera ancora oggi parzialmente visibile, l’assetto del vasto territorio agricolo e del reticolato degli insediamenti rurali nei secoli seguenti, tra i quali, quelli di maggio rilievo, sono gli odierni abitati di Vescovato, Cicognolo e Cappella(2).
Alla maglia disegnata dai Romani si sovrappone e si aggiunge la fitta rete di canali, dugali e seriole che rappresenta il complesso sistema di governo delle acque con cui l’agricoltura cremonese, da sempre, si è misurata.
In particolare, il territorio di Cappella dè Picenardi, è stato solcato fin dai tempi più remoti dal torrente “Delmona Vecchia” il cui alveo, insufficiente a portare tutta le acque che in esso si riversavano, generava violenti straripamenti e inondazioni in tutta la pianura del basso cremonese, soprattutto quando non riuscica a scaricare nell’Oglio, a causa delle piene di quest’ultimo. Proprio le caratteristiche idro-geologiche della zona hanno fatto sì che, fin dall’antichità, i suoi amministratori si siano dovuti cimentare con il problema idraulico, cercando di gestire sia le acque piovane e d’irrigazione che attraversano la provincia, sia quelle dei fiumi che la delimitano, causa continue alluvioni. Forse già in epoca romana, veniva costruita la “Tagliata della Delmona”, uno sbarramento est-ovest che convogliava, grazie ad un’arginatura costituita dalla vecchia strada di Mantova (Postumia), la maggior parte delle acque della Delmona in Oglio, facendole sfociare all’altezza di Tezzaglio o Tezzole.
Da questo momento storico in poi, fino a tutto l’anno 1000, non abbiamo nessun reperto o documento che ci riguardi, se non la scarsa importanza; bisogna aspettare l’anno 1037, quando un editto dell’imperatore Corrado II il Salico organizza il territorio cremonese, socialmente e politicamente, secondo la struttura gerarchica, tipica dell’età feudale, con la comparsa sulla scena dei capostipiti di antichissime casate la cui storia si intreccia con quella del nostro Comune fino ai tempi più recenti (i da Dovara, i Malamberti, i Sommi, i Picenardi).
Le vicende di Cappella si legano a quelle della vicina “Torre” che, proprio in età medioevale, trova origine per mano della famiglia Malamberti(3).
Nel 1294 su trova, per la prima volta, la denominazione di “Cappella”, in un documento di concessione territoriale a Bosio da Dovara e , nel XV° sec., compare finalmente il nome di “Cappella dè Picenardi” nell’instrumento di fedeltà al Duca di Milano Filippo Maria Visconti, esso sicuramente fu dato al Comune per i vasti possessi che nel territorio aveva, dai tempi più antichi, la famiglia Picenardi. Viene riferito, anzi, che al valoroso condottiero Galeazzo e a Copino Picenardi fu concessa da Francesco Sforza, Signore di Cremona e poi Duca di Milano, in compenso degli importanti servizi resigli, l’esenzione da ogni onere per i fondi da loro posseduti nel territorio “della Cappella dè Picenardi, Vighizzolo e altrove”(4).
Intanto, la pianura cremonese, ancora in gran parte incolta e paludosa, comincia fin dal XIII° sec. a trasformarsi in una zona di alta produttività agricola. La cultura dei cereali si estende; il frumento diviene dominante mentre il miglio arretra. Inoltre, la creazione di canali navigabili diventa un obbiettivo di chiara rilevanza politica, unitamente alla gestione al difficile governo delle acque. Tutto ciò è accompagnato dalla nascita di numerose corti e villaggi che danno, via via, alla Bassa, l’aspetto conservato fino ai nostri giorni. Molti di questi nuovi insediamenti vengono fortificati a causa della forte insicurezza dei tempi e prendono allora il nome di “Torre” come, appunto, Torre dè Malamberti divenuta, in seguito, dè Picenardi(5).
Per la conoscenza della situazione territoriale del ‘500, estremamente interessante è la lettura del “Catasto” detto “spagnolo” o di “Carlo V” che descrive, nel territorio di Cappella, una prevalenza di campi a coltivo con una presenza consistente di vigne. Tale paesaggio rurale è ancora rintracciabile in una mappa ottocentesca (astronomi di Brera).
All’interno del Comune di Cappella, negli ultimi due secoli, non ci sono stati sviluppi di rilievo ed il territorio continua a conservare la sua sostanziale impronta agricola. L’elemento rilevante è costituito dalla linea ferrata che divide le terre alte da quelle basse, provocando, come conseguenza, lo smarrimento dei collegamenti storici fra le varie frazioni. L’asse viario di collegamento fra Cappella e Vighizzolo, dotato di passaggio a livello è divenuto la spina della viabilità da cui si dipartono i rami verso tutti i nuclei abitati. La presenza di vigneti è stata annullata in favore di una coltura intensiva e, purtroppo, si rintracciano ormai raramente zone boschive o filari alberati.
Questa è la nostra Storia.
Note:
(1) – “Cappella” è, etimologicamente, “piccolo luogo sacro”; il termine è legato alla cappa di San Martino (300 d.C:) che, a Tours, città francese di cui il Santo divenne vescovo, veniva conservata in un piccolo luogo sacro di epoca romana (sacello) che, da “cappa”, prenderà il nome di “cappella”; per estensione, si chiamerà cappella “qualunque piccolo luogo sacro”.
(2) – A conferma della quasi certa origine romana di Cappella, nel 1894 venne alla luce un suggestivo reperto archeologico. Il 17 gennaio un contadino, mentre rimuoveva il terreno – sito in Via Cerioli, dove ora sorgono le case popolari – per piantarvi una vite, trovò un busto di bronzo di grandezza naturale. Come venne in seguito accertato, il busto rappresentava un personaggio romano degli ultimi tempi della Repubblica (tra il I sec. a.C. e I sec d.C.): purtroppo, fu venduto dal contadino ad un certo Gualtiero Pizzi di Canneto sull’Oglio che, non avendo trovato compratori italiani, lo cedette ad un francese dal quale fu, a sua volta, venduto al Dipartimento delle Antichità Greche e Romane del Louvre, è in questo Museo che ancora oggi si trova.
(3) – L’attuale Torre dè Picenardi si chiamava, infatti, Torre dè Malamberti.
(4) – Vedi TIRABOSCHI, la famiglia Picenardi ossia notizie storiche intorno alla medesima. Cremona 1915. pag. 119
(5) – L’ambiente naturale e sociale della al Padana del XIII° sec. viene descritto, in maniera puntuale e affascinante, da Frà Salimbene da Parma nella sua “Cronaca”. Per eventuali approfondimenti vedi: Frà Salimbene da Parma, CRONACA, Diabasis, Reggio Emilia 2005.